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I nostri limiti nell’infinito

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Tempo di lettura: 7 minuti.

I nostri limiti nell’infinito

Credo che nessun uomo sia in grado di contenere la conoscenza assoluta di tutti i processi vitali e spirituali dell’universo, la stessa scienza continua a indagare e a cambiare opinione man mano che le nuove scoperte sostituiscono concezioni passate. Esistono mondi attorno a noi che non possiamo percepire con i nostri cinque sensi, semplicemente perché la struttura fisica che abbiamo non ci permette di vedere e sentire oltre un determinato limite.

I pipistrelli non vedono attraverso la vista, ma percepiscono le forme e riconoscono il cibo attraverso la sensibilità sonora che hanno nella loro struttura fisica. Noi non vediamo i raggi ultravioletti nella struttura della luce, ma sappiamo che esistono perché sono stati usati degli strumenti adatti a rilevarne l’esistenza e così, anche se i nostri occhi non li possono vedere, non possiamo negarne l’esistenza. Possiamo, però, sentirne gli effetti negativi, per esempio quando ci ritroviamo ustionati per la troppa esposizione al sole. Non vediamo il vento, ma siamo certi della sua esistenza; così come non vediamo la corrente elettrica, ma abbiamo ben coscienza dei suoi effetti e ne sfruttiamo le qualità. Non vediamo nemmeno l’amore ma possiamo sentirne gli effetti nella vibrazione della nostra anima!  I limiti fisici variano non solo da specie a specie, ma anche nell’ambito di una stessa specie. Per quanto riguarda l’umanità, si differenziano tra un individuo e un altro secondo una particolarità che non si riferisce soltanto alla sfera fisica, ma anche a un moto evolutivo proprio, a un’esperienza unica dell’individuo che non è mai paragonabile a quella di un altro, pur potendo essere simile. Solo senza la costrizione della barriera materiale che ci ottenebra, possiamo percepire oltre la materia.  I confini e le limitazioni fisiche che con l’incarnazione ci incapsulano nella materia possono essere facilmente superati se impariamo a sviluppare le capacità spirituali che l’anima possiede e che sono la fonte della vibrazione energetica che permette al nostro corpo di ricevere tutte le energie che la Legge Divina ci mette a disposizione.

Il pensiero, per esempio, che rappresenta la capacità di discernimento tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato  e che dovrebbe rielaborare tutte le informazioni che la mente riceve per poi vagliarle attraverso la ragione  e assimilarle, rivedute e corrette, attraverso la coscienza non ha confini né limitazioni, se non quelle della propria capacità intellettiva e di anima.

Se chiudiamo gli occhi e ci soffermiamo su ciò che percepiamo, possiamo scoprire che la nostra attenzione è soprattutto concentrata dentro di noi, perché a occhi chiusi sentiamo meglio i confini del nostro corpo e di ciò che sta dentro di esso.

Se, invece, teniamo gli occhi aperti, percepiamo quanto sta fuori di noi e possiamo spaziare all’esterno del nostro mondo: estendiamo, in pratica, i confini oltre a noi stessi.  Se ci estraniamo dalla materia ed esteriorizziamo noi stessi (possibile anche attraverso la meditazione), se lasciamo che i confini creati dalla nostra mente siano dissolti, possiamo avere una visione più ampia del nostro esistere e del nostro operare su questa Terra, riconoscendo la nostra appartenenza e origine divina. In questo contesto possiamo prendere contatto con la nostra vera essenza e farci guidare da essa. I bambini, che non hanno ancora creato le strutture mentali che in qualche modo intrappolano il loro pensiero, sono molto più percettivi e ricettivi delle energie che li circondano, sono aperti alla conoscenza e accettano le esperienze extrasensoriali come normali fenomeni di vita. Man mano che si cresce, però, le emozioni e le esperienze negative, non solo nostre ma anche quelle riflesse da altri, ci possono impedire la visione positiva di ciò che stiamo vivendo e, attraverso la paura, porre limiti che ci condizionano.

I confini non esisterebbero se noi o la nostra mente non ne delimitassimo gli spazi. L’infinito e lo sconosciuto ci spaventano perché non riusciamo a collocarli in un ambito definito o, meglio ancora, predefinito dove avere la certezza assoluta della loro esistenza. In questo modo ci sfugge la percezione profonda perché, non avendo essa confini, non può essere identificata. Quando, però, riusciamo ad abbandonare la paura e ci immergiamo profondamente nell’esistenza senza porvi limiti, allora in quel momento, senza spazio e senza tempo, riusciamo a cogliere l’armonia dell’infinito che permea il tutto e lo vivifica.  Lo spazio e il tempo non sono importanti per i bambini, poiché tutto avviene sullo stesso piano, tutto è realtà, tutto è vero, ed essi non distinguono, nel comportamento dell’adulto, ciò che è finzione e ciò che è realtà o pensano che possa esserlo.

I confini si delimitano in un secondo tempo quando, attraverso la ragione, i bambini cominciano a porli nella percezione del mondo e a suddividere il tempo e lo spazio in base a ciò che hanno imparato a riconoscere come realtà o che gli adulti che li educano hanno indicato loro come tale. Se non ci fossero gli adulti a imporre suddivisioni tra ciò che i bambini provano e ciò che è considerato reale, i bambini vivrebbero tutte le emozioni come rappresentazione della vita che stanno vivendo. I limiti che i genitori impongono nell’educazione possono essere inibitori della vera espressione e percezione che i bambini hanno del “tutto”. Gli occhi dei bambini vedono oltre il piano fisico e sanno percepire la vita ad altri livelli. Gli adulti, ormai limitati e concentrati nella vita materiale, non concepiscono le forme astratte che ininterrottamente li accompagnano durante la vita per sostenerli e condurli al bene.

Non tutto però, di quello che si percepisce al di fuori dei sensi, può essere un’esperienza piacevole. A volte nei contatti extrasensoriali si possono incontrare entità non troppo evolute spiritualmente che tendono a manifestarsi in modo aggressivo, oppure può capitare di avere percezioni di avvenimenti catastrofici in essere e provare paura per ciò che ci viene rivelato.  Quasi tutti abbiamo notato, soprattutto chi ha figli, o chi è stato a contatto con dei bambini, come, in alcuni momenti, essi possano sembrare astratti dalla realtà e, al tempo stesso, pronunciare frasi che stupiscono per la particolarità nella descrizione di luoghi, ambienti o persone sconosciuti che poi si sono rilevate autentiche rivelazioni. In altre occasioni, abbiamo visto bambini piangere improvvisamente senza un motivo apparente: un attimo prima sorridevano felici e un attimo dopo, impauriti e disperati, correvano a cercare protezione. Questi aspetti ci hanno fatto riflettere e, a volte, ci hanno stupito senza farci capire che tali situazioni erano attinenti a una certa realtà che non potevamo concepire come reale. Rimane, comunque, il fatto che abbiamo in ogni modo preso coscienza della loro esistenza.

Le emozioni traggono origine dalla necessità dell’organismo di adeguarsi agli stimoli e dalle richieste che provengono dall’ambiente, mentre la memoria conserva le informazioni e le immagazzina attraverso l’attenzione.

 

È molto importante comprendere cosa sta avvenendo nel momento in cui stiamo vivendo delle situazioni spiacevoli perché questo ci consente di superarle. La paura nasce dall’incapacità di comprendere ciò che stiamo sperimentando, ci rende incerti, rompendo il nostro equilibrio emotivo, ci allontana dalla qualità positiva del coraggio di affrontare ciò che ci sta di fronte, ci fa sperimentare il terrore, il panico, l’angoscia, ci intimidisce e, a lungo andare, ci può portare verso la depressione.

Sperimentando le varie emozioni in modo negativo perdiamo le qualità positive opposte.

 

Con l’incertezza, figlia della paura, allontaniamo da noi la fiducia in noi stessi e il contatto interiore con la vibrazione della nostra anima che, attraverso la coscienza, ci indica la giusta direzione. Con l’egoismo perdiamo la giusta considerazione di noi e degli altri, diventiamo intolleranti, critici, dominatori, manipolatori, fanatici, possessivi. Quando abbiamo vergogna e ci sentiamo frustrati e scoraggiati annulliamo la fiducia in noi stessi e la speranza nella vita, diventando ipersensibili alle influenze esterne con la sensazione di essere inadeguati e inferiori agli altri.
Una forte sensazione di super appagamento di sé, al contrario, ci spinge a credere di essere degli esseri superiori facendoci diventare egocentrici, impazienti, irritabili, orgogliosi e, di conseguenza, non ci permette di avere un buon rapporto con il nostro prossimo.

Il giusto appagamento di sé, invece, dissolve la sensazione di solitudine e la tensione che si accumula quando non crediamo di poter avere le stesse possibilità di riuscita che hanno gli altri. Quando, poi, siamo delusi dal mondo esterno o viviamo situazioni di violenza morale, psicologica, fisica, possiamo perdere la vitalità e la consapevolezza, diventando apatici alla realtà che ci circonda e, in alcuni casi, arrivando a rifiutarla come esperienza di vita. In questa situazione lo scarso interesse per il presente può indurre a rifugiarsi nella fantasia o, peggio ancora, nelle droghe o nell’alcool per colmare il vuoto esistenziale che la tristezza profonda e inspiegabile lascia.
Più forti sono gli stati emotivi, maggiori sono le energie consumate e questo, alla fine, può portare a un esaurimento fisico e mentale piuttosto intenso. In questo frangente, il dialogo interiore diventa logorante e la rassegnazione cede il posto alla speranza.

Ogni anima proviene da precedenti innumerevoli esperienze e reca con sé, a livello inconscio, la somma degli errori commessi e, allo stesso tempo, il progresso evolutivo raggiunto attraverso la comprensione e il loro superamento.

 

A ogni incarnazione si riparte dal punto in cui si è giunti in precedenza e si continua il perfezionamento evolutivo attraverso nuove esperienze e prove da superare. È un po’ come andare a scuola, un anno si fa una classe e quello successivo, se si è promossi, si passa alla classe superiore. Se non si superano tutti gli esami, si ripetono, fino a che s’impara la lezione e si può salire un gradino nella scala evolutiva. Le esperienze associate al dolore e alla paura, così come quelle non capite e assimilate quali esperienze di vita, possono portare a vivere negativamente situazioni emozionali semplici e rallentare, influenzandolo, il moto evolutivo. La vita porta già in sé una fatica che crea ansietà; non è necessario né indispensabile aggravarla con inutili e gratuite sofferenze causate molto spesso dalla superficialità.

Bisogna, però, anche ricordare che

ogni anima che s’incarna porta con sé l’impronta egoistica impregnata di superbia rappresentata dalle colpe commesse e ancora da espiare, quindi è molto importante guidarla in modo dolce e, al contempo, decisa, al fine di poter far comprendere gli atteggiamenti negativi che sono insiti e farli abbandonare.

Se non ci è stato insegnato ad amare, se non siamo stati nutriti di amore, difficilmente possiamo alimentare altri, perché non sappiamo riconoscere questa realtà. Inoltre portiamo con noi, nel nostro mondo emozionale, tutto ciò che non abbiamo capito o risolto e, con le problematiche che ne derivano, ci facciamo un’idea relativa della realtà, la adattiamo al nostro ambiente, pensando di essere sempre coerenti, senza meditare se tutto ciò che abbiamo assimilato a nostra volta dagli altri sia giusto oppure no.

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