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Il pilota automatico e la virtualità della mente. Ritorno alla realtà

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Per molti anni abbiamo vissuto in modalità pilota automatico, la chiamiamo incoscienza.

Ora sto osservando che anche molte persone consapevoli stanno sperimentando questa modalità di pilota automatico.

Leggete quali sono i pericoli della virtualità della mente e perché è importante tornare alla realtà.

 

Mappa mentale

Esiste un fenomeno che io chiamo “mappa mentale”. Quando ci si trova in un posto nuovo, camminando, ad esempio, lungo un viale, guardando le insegne, i negozi, il tempo scorre molto lentamente.

In quel momento, nella mente si crea un mappa e il tempo si muove soggettivamente lentamente. Che si tratti di un lungo viaggio o di un’escursione in posti nuovi, questa sensazione dura a lungo.

Quando si riprende la stessa strada, sembra che il tempo si sia dimezzato. La strada è la stessa, tutto è uguale, ma la sensazione soggettiva del tempo per camminare o guidare si è dimezzata.

Ho notato come il tempo si sia letteralmente compresso in pochi minuti. Ho deciso di andare in un posto nuovo da qualche parte e di misurare il tempo di andata e ritorno fisicamente, per dare conferma alla mente, perché il tempo si riduce a un punto.

Si impiega molto tempo ad andare lì, ma è come se si tornasse indietro più velocemente. Ha a che fare con questo mappa, è così che funziona la mente. Fissa qualcosa di nuovo perché ne ha bisogno per la sicurezza, per la sopravvivenza.

Più volte si cammina nello stesso posto, meno si presta attenzione ai dettagli, finché non si accendono i movimenti coscienti.

Quest’anno ho avuto problemi di salute e non sono uscita di casa per molto tempo, poi sono uscita e ho visto la nuova parruccherìa davanti a casa. Non era realistico. Pure ho scoperto che tutt’intorno crescono alberi mai visti prima. La mente salta un battito.

E non si tratta dei difetti della realtà, quando si materializza qualcosa che non c’era, ma del fatto che finalmente si inizia a vedere, a notare tutto ciò che ci circonda.

Leggi anche l’articolo Giochi della mente.

La sfida è uscire dal pilota automatico

Il nostro compito è tornare alla realtà nel modo più completo possibile. Qualcosa di abituale è così fisso che provoca uno stato di resistenza, di frustrazione se qualcosa cambia.

Quando si è abituati a questa cosa che giace qui, e si può agire con il pilota automatico, perché dovrei camminare con gli occhi aperti nel mio appartamento, se posso camminare al tatto nel buio, ho vissuto qui per tanti anni. E se all’improvviso qualcosa è cambiato, si è mosso, la prima cosa che si fa è urtare.

È lo stesso nei nostri siti, quando viene introdotto qualcosa di nuovo, molte persone vanno subito nel panico. Perché sono abituati a vivere con il pilota automatico. Una volta che hanno messo dove e cosa sulla mappa, è finita.

È per questo che bisogna percorrere nuove strade, svoltare in vicoli che non si sono mai percorsi. È necessario allentare questa costruzione di cemento armato, mappata, il territorio nella mente, attraverso queste piccole azioni fisiche.

Filtra tutti i nuovi cambiamenti allo stesso modo, perché la mappa è fatta.

Ritorno alla realtà dalla virtualità della mente

Se prima molte persone volavano nel passato,  in gioventù l’erba era più verde, il cielo era più blu, il sole era più luminoso etc., ora il passato è in realtà fisso, non cambia più e non ha senso tuffarsi lì, fuggire.

La maggior parte delle persone non riuscirà a fuggire nel passato, ma verrà gradualmente schiacciata da lì al presente, alla terraferma. Ma la domanda è: state facendo qualcosa volontariamente o siete stati radicati da alcune situazioni critiche?

Quindi torniamo alla realtà. Sinceramente pensavo di essere a posto con questa situazione, ma da questa primavera mi rendo conto che non stavo facendo attenzione a molte cose. Forse il problema è che ho un’attività virtuale, una vita più grande di quella fisica.

La sfida del pilota automatico

Abbiamo molti riflessi che esistono per un motivo. So per certo che se dovessi controllare coscientemente la mia respirazione, soffocherei nel sonno.

Immaginate di potervi coricare e risvegliarvi respirando. E se doveste tenerlo sotto controllo per tutto il tempo? Che ne dite di questa storia? E il sangue, il cuore, se ne dimentica e smette di battere.

Non è un caso che abbiamo questo pilota automatico incorporato, solo che richiede un’enorme quantità di tempo. Quindi una delle sfide principali è quella di tornare alla realtà. E l’opposizione più grande arriva quando ci rifiutiamo di riconoscere i fatti.

Ancorarsi al presente attraverso il ritorno ai bisogni primari

Durante la pandemia, siamo stati riportati a semplici valori di base.

Quando eravamo qui bloccati per settimane in casa, al supermercato era la coda larga, perché era l’unico modo per uscire fuori e comprare qualsiasi cosa pur di stare un pochino fuori, i valori di base sono venuti immediatamente alla ribalta in questo periodo ….

Sono cose elementari che non apprezziamo, non ci facciamo caso.

D’altra parte, questo è un ottimo ancoraggio al presente. Non importa cosa stia accadendo lì, quali eventi stiano accadendo e dove, e c’è la soddisfazione dei vostri bisogni fondamentali.

Attraverso varie situazioni di questo tipo, comprese situazioni come questa, torniamo alla realtà.

La differenza tra i fatti e le nostre idee su qualcosa

C’è una grande differenza tra la realtà e le nostre percezioni.

Ricordate i vostri compagni di scuola, i vecchi amici che non incontrate da molto tempo, i parenti che non vedete da 5-10 anni. Nella vostra testa avete una certa idea di ciò che questa persona era una volta e di ciò che era al momento del vostro ultimo incontro.

Non lo vedete da molti anni, forse avete sentito qualcosa su di lui, ma non avete un’idea fresca, una percezione di che tipo di persona sia, di cosa viva ora, di quali siano i suoi valori oggi.

E così per ogni fenomeno abbiamo un’impronta nella nostra testa, congelata nel tempo. Ma soprattutto, quando comunichiamo con persone vive, con le quali siamo costantemente fianco a fianco, abbiamo queste impronte degli anni passati.

Li abbiamo fissati una volta e non ci permettiamo di vedere nulla di nuovo negli altri finché non apriamo gli occhi, finché non usciamo da quella mappatura mentale.

C’è la canaglia e basta. Soprattutto quando le rivendicazioni si accumulano, viviamo nel passato, in tutte queste rivendicazioni. E ciò che una persona è oggi, ciò che vive, non lo vediamo.

Da qui, le raccomandazioni di iniziare ogni giorno come un nuovo giorno, per costruire l’interazione con le persone da zero. È un processo difficile, perché molte cose vengono trasferite alla macchina.

Ognuno ha la propria realtà, ma ora queste realtà cominciano a combinarsi. Non notiamo molte cose, ma ora tutto si sta unendo in un unico spazio.

In cosa consiste la virtualità della vostra mente

Molte persone sono abituate a basarsi sulle opinioni altrui: un nutrizionista ha detto questo, un’altra nutrizionista ha detto questo, un’estetista ha detto questo e un guru dello shopping ha detto questo. E la maggior parte dell’immagine che la persona media ha del mondo è costruita sulle dichiarazioni di qualcun altro, che nessuno controlla mai.

Ad esempio, non appena vi mostrano qualcosa, un gran numero di persone chiede: “Dove posso comprarlo?”. Come ognuno è suscettibile all’opinione altrui nelle piccole cose, senza filtrare, senza chiedersi: “Ho bisogno di questo e perché ne ho bisogno?”.

Per esempio con le meditazioni. Dico sempre: prima di fare una pratica, leggete la descrizione. Ne avete bisogno oggi? Questo non significa che la pratica sia cattiva, la domanda è: ne avete bisogno oggi?

Prima di ogni pratica spiego sempre a che cosa serve, in modo che possiate decidere, prima di entrare, se è di vostro gradimento o meno.

In generale siamo soggetti all’istinto del gregge: leggi un leader, controlla, leggi un altro leader, controlla etc. Da questo punto di vista sono materialista, realista che crede al mondo spirituale, che lo sente. Ma in questo caso il materialismo non riguarda la materialità, bensì la realtà.

È ora che tutti noi torniamo alla realtà, e questo include un po’ anche me in altre questioni.

Questo non annulla le nostre pratiche spirituali, il nostro senso del non visto. Non abbiamo problemi con il piano spirituale, ma con il piano virtuale, molte cose non le vediamo.

Avete notato quanto tempo vivete con il pilota automatico e in uno stato mentale consapevole?