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Gli occhi e la vista

I nostri occhi sono le finestre sul mondo e il riflesso della nostra anima. Permettono alle impressioni di penetrare e poi le buttano fuori. Se hai problemi con i tuoi occhi, devi domandare a te stesso, cosa è che non vuoi vedere nella tua vita? Davanti a cosa vuoi chiudere gli occhi? Davanti alla verità? Al futuro? Davanti a te stesso?
La verità su questo è nella tua mente. Là potrai trovare la luce. Pertanto guarda dentro di te prima di guardare il mondo. Poi cambierà anche quello che tu vidi.
Gli occhi simboleggiano la capacità di vedere chiaramente il passato, presente e futuro. Le malattie degli occhi riflettono la riluttanza a vedere. Non ti piace quello che vedi o non vuole vedere questo nella tua vita. Nell’anima si accumulano degli emozioni aggressive come l’odio, la rabbia e causano problemi con gli occhi. Alla fine, gli occhi sono in specchio dell’anima.
E quante volte la gente dice: “ti odio”, “i miei occhi non ti vogliono vedere”, “mi fa male guardare questo”, “non ti posso più vedere”. Questa gente è ostacolata nel vedere dal suo orgoglio e testardaggine. Non capiscono, che vedono il male solo nel loro mondo, solo perché guardano al mondo attraverso il prisma delle loro emozioni aggressive. L’unica via d’uscita, è cancellare le loro menti, così anche il mondo sarà migliore.
Crea per te stesso un mondo a quale avrai piacere guardare.

Meditazione

Si potrebbe fare una meditazione del genere, mettersi in contatto con il subconscio e domandargli quale comportamento, pensiero o emozione mi hanno portato a non vedere? Dopo un pò potrai ottenere la risposta del tuo subconscio, come per esempio, “guarda dentro di te, quanta sporcizia nell’anima, sempre giudichi le persone e sotto il tuo naso non vedi, guarda intorno te quanto meraviglioso è il mondo, come bella é la gente, quello che a te non piace dentro le persone riflette il tuo comportamento…..”
Il lavoro con il subconscio e vari esercizi per gli occhi possono aiutare a ripristinare completamente la vista.

Perché gli occhi siano sani e necessario avere le qualità di carattere come l’attenzione, estetica, ottimismo, essere aperti, volontà, emozioni e pensieri positivi.

L’attenzione contribuisce allo sviluppo di acuità visiva.
Disattenzione porta alla diminuzione dell’acuità visiva.
L’attenzione eccessiva riduce anche la acuità visiva.
Carattere estetico permette di stabilizzare la funzione della visione.
Promiscuità o cattivo gusto porta ad una diminuzione dell’efficienza degli occhi.
L’ottimismo aumenta l’immunità dell’organo visivo.
Il pessimismo riduce l’immunità e aumenta la tendenza di infiammazione agli occhi.
Apertura nel carattere dalla possibilità di vedere meglio.
La chiusura invece peggiora la vista.
La credulità eccessiva porta all’ansia negli occhi.


Si dice per varie ragioni che l’occhio umano sia il più esoterico degli organi. Ciò suggerisce che la sua forma, la sua struttura e le sue funzioni siano simboli di profondo significato interiore, le cui implicazioni agiscono a tutti i livelli dei sette piani della coscienza umana, e che chiamano in causa i concetti relativi sia al microcosmo (i regni inferiori all’Uomo) che al macrocosmo (i regni superiori). Tali concetti si rivelano a quegli studiosi di scienze esoteriche che spingono la loro ricerca fino alla profondità necessaria.

Lo sviluppo dell’occhio procede parallelo alla regressione della ghiandola pineale. Immergendosi progressivamente nella materia, l’Uomo vi rimane irretito, sviluppando un corpo fisico sempre più “grossolano” per mezzo del quale interagiva con l’ambiente esterno; gli occhi rispecchiarono questo processo diventando altamente organizzati, specializzati ed essenzialmente funzionali. D’altro canto, la ghiandola pineale si ritirò dal contatto e dal coinvolgimento con il mondo esterno, diventando meno specializzata e quasi disfunzionale. Ora essa è il simbolo esterno dell’organo della visione interiore, ed emergerà dal proprio “pralaya” soltanto nel periodo finale della Sesta Razza Radice. Resta comunque funzionale come ghiandola endocrina, il cui ruolo consiste nel mantenimento dei cicli e dei ritmi corporei; questi sono il riflesso in miniatura dei grandi cicli attraverso i quali la ghiandola pineale si è evoluta.

Uno studio approfondito della macchina fotografica aiuta a comprendere l’anatomia e la fisiologia dell’occhio; entrambi sono infatti strumenti ottici in grado di registrare le variazioni luminose nell’ambiente. Sia l’occhio che la macchina fotografica sono provvisti di una lente, di un’apertura variabile e di uno strato materiale fotosensibile. La lente dell’occhio umano comprende numerose strutture, tra cui la cornea – che è una modificazione della sclera, vale a dire un rivestimento bianco/bluastro che permette il passaggio della luce – il cristallino, sospeso fra due legamenti, e la sostanza liquida posta fra la cornea e il cristallino. La combinazione di questi elementi provoca la convergenza delle onde luminose e la formazione dell’immagine sullo strato di cellule fotosensibili posto sul fondo dell’occhio (la rètina).
la curvatura della lente può essere modificata volontariamente attraverso il meccanismo che prende il nome di “accomodazione”.
Questa si ottiene per mezzo dei legamenti attaccati alla capsula fibrosa che racchiude il cristallino. Questi legamenti possono, per il fatto di essere attaccati alle estremità della capsula, far trazione su di essa e così cambiarne la forma. Il risultato è una lente curva ottenuta esercitando vari gradi di tensione su una lente piatta. Il meccanismo permette all’occhio di variare la messa a fuoco dagli oggetti vicini agli oggetti lontani, portando sempre a convergere sulla rètina l’immagine che ne risulta. Il muscolo ciliare circolare che esercita trazione sui legamenti sospensori è controllato dal sistema nervoso parasimpatico.

L’iride è un muscolo circolare che allarga o restringe l’apertura dell’occhio che chiamiamo pupilla. Nelle sue fibre è depositato un pigmento che dona agli occhi il loro colore caratteristico… grigio, verde, marrone, blu, ecc. L’azione dell’iride consiste nel regolare la quantità di luce che entra nell’occhio, in funzione della luminosità dell’ambiente. Il diametro della pupilla può variare da 1,5 ad 8 mm, con un’oscillazione della quantità di luce in ingresso pari a quasi trenta volte.

Alla luce che entra nell’occhio è impedita la dispersione grazie allo strato scuro delle cellule pigmentate che si trovano sotto la rètina. All’esterno della rètina c’è un rivestimento contenente i vasi sanguigni, detto appunto rivestimento vascolare. Al di là di esso c’è la sclera, l’involucro bianco fibroso che avvolge il bulbo oculare.

LA RETINA 

L’interno del’occhio è interamente ricoperto dalle cellule fotosensibili che costituiscono la rètina. Ciascuna cellula è collegata al cervello attraverso le fibre nervose del nervo ottico. In realtà lo stesso nervo ottico è una parte del cervello, la sola parte visibile dall’esterno. Per tale motivo possiede un grande significato esoterico, come vedremo presto.

Nella rètina vi sono due tipi di cellule, i coni e i bastoncelli. Questi ultimi reagiscono soprattutto al bui e alla luce, mentre i coni contengono i pigmenti cromosensibili; i coni inoltre non soltanto governano il meccanismo della visione a colori, ma contribuiscono ad un’immagine nitida e dettagliata, quali i bastoncelli da soli non potrebbero offrire. Questa precisione nel colore e nel dettaglio raggiunge il suo massimo in una piccola area di cellule coniche al centro della rètina, chiamata macula. Al centro della macula un ulteriore addensamento di coni forma la fòvea. Nella fòvea tutto ciò che può essere di ostacolo, vasi sanguigni, ecc., si trova su un solo lato. I coni stessi sono divisi in tre gruppi, ognuno dei quali è particolarmente sensibile ad un colore specifico. per esempio il rosso, o il blu, o il verde (e, in misura minore, alle combinazioni di questi). In tal modo il cervello può registrare tutti i colori dello spettro, anche se solo in termini di impulsi elettrici.

Prima di individuare i legami esoterici fra queste parti anatomiche e il loro profondo significato interiore, il discepolo dovrebbe acquisire una certa familiarità con esse.

A questo punto, possiamo fare ricorso all’affinità strutturale fra l’occhio e la macchina fotografica. Il funzionamento di quest’ultima è basato sulle leggi della fisica. Lo stesso vale per l’occhio umano nei suoi aspetti esoterici. L’interno dell’occhio è rivestito di materiale scuro e pigmentato posto proprio dietro lo strato di cellule fotosensibili che costituisce la rètina. Anche l’interno della macchina fotografica è fotorepellente, e contiene, come l’occhio, sufficiente spazio per permettere la formazione dell’immagine. In entrambe le strutture niente di esterno interferisce con tale processo. L’occhio è come un santuario, un luogo sacro in cui solo determinate energie purificate possono entrare.

La macchina fotografica contiene l’equivalente dell’iride. Negli occhi dell’Uomo l’iride è composta da fibre muscolari disposte radialmente attorno ad un foro che lascia entrare la luce, chiamato pupilla. Nelle fibre muscolari è depositato il pigmento che dona agli occhi il loro colore. La pupilla agisce come un diaframma, la cui apertura può essere modificata per far entrare una maggiore o minore quantità di luce.

La funzione della lente nella macchina fotografica come nell’occhio è ovvia, ed è quella di focalizzare le onde luminose in un’area sensibile, nella quale si crea un’immagine capovolta di grande chiarezza.

La forma della lente oculare si modifica per mettere a fuoco tanto gli oggetti lontani che quelli vicini. I muscoli ciliari e i legamenti sospensori possono curvarla oppure appiattirla. Nella macchina fotografica la forma della lente non si modifica; un piccolo mantice permette di spostarla in modo da ottenere i medesimi effetti di adattamento.

Lo strato di cellule su cui si forma l’immagine prende il nome di rètina. Qui le cellule fotosensibili reagiscono costantemente alla luce che colpisce. Alcune sono reattive solo in termini di buio e luce. Altre reagiscono sottilmente alle diverse lunghezze d’onda, che chiamiamo colori. Le prime cellule prendono il nome di “bastoncelli”, le seconde di “coni”. nella macchina fotografica la funzione di queste cellule, così vitali per porre l’organismo in relazione con l’ambiente esterno, è esercitata da una pellicola fotosensibile. Ogni fotogramma può reagire ad una sola immagine, mentre nell’occhio una serie continua di immagini viene trasmessa dalle cellule fotosensibili al cervello per mezzo di terminazioni nervose. Queste sono rivestite di una sostanza bianca e grassa, e costituiscono il nervo ottico (Il Nervo Encefalico). La pellicola fotografica, dopo l’esposizione, deve essere sottoposta a sviluppo e fissaggio. L’occhio sostituisce queste operazioni con la trasmissione in codice dell’informazione contenuta nell’immagine al cervello. Impulsi elettrici trasportano l’informazione lungo il nervo ottico, e la depositano in una speciale area di smistamento situata sulla superficie cerebrale., la corteccia visiva. il cervello può allora registrare o memorizzare l’informazione ottenuta, oppure scartarla. Per le operazioni finali la macchina fotografica deve disporre di un tecnico. Nell’Uomo tali operazioni spettano all’ego o personalità (nell’Uomo comune) e all’Anima (nell’Uomo evoluto).

Il problema dello sviluppo degli occhi ha dato lo spunto ad una delle più stringenti critiche rivolte alla teoria prospettata da Darwin  per spiegare l’evoluzione mediante il processo dell’evoluzione naturale. Quando progettiamo uno strumento, possiamo costruire numerosi modelli sperimentali del tutto inutili; una simile possibilità viene esclusa nel processo della selezione naturale poiché ogni nuovo carattere deve essere vantaggioso per chi lo possiede, e solo risultando tale può venire tramandato alle successive generazioni. Ma a che cosa potevano servire delle lenti capaci di fornire delle immagini se non esisteva un sistema nervoso capace di interpretarle? E come d’altronde si sarebbe potuto sviluppare un sistema nervoso preposto alla percezione delle immagini prima di un occhio capace di fornirle? 

R. L. Gregory, Occhio e Cervello. La psicologia del vedere (Il Saggiatore)

Come in Alto, così in Basso, recita una – fondamentale – massima occulta. In modo analogo, ogni entità individuale è creata ad immagine di Dio, ed è perciò una fotocopia in miniatura di tutto l’Universo. Il che è vero in due sensi. Prima di tutto ogni cosa, non importa quanto grande o quanto piccola, è creata ad immagine dell’Unica Realtà Assoluta. Più in particolare, ogni entità è creata ad immagine “dell’Uno nel quale vive, si muove ed esiste.” Così, per esempio, una cellula ematica rispecchia tutto l’Universo, ma al tempo stesso è un’immagine dell’entità (l’Uomo) nella quale esiste. Al tempo stesso ogni microcosmo (la parte), per esempio un pianeta o un uomo, agisce in qualità di “macrocosmo minore” il cui particolare archetipo o immagine si rispecchia nella miriade di vite al di sotto di esso. 

L’IRIDE COME SPECCHIO DELLA SALUTE E DELLA MALATTIA: L’iride riflette lo stato di salute o di malattia di un individuo. Un diagnostico esperto in questo campo può ricavare dall’esame dell’iride un quadro completo delle condizioni fisiche, mentali ed emotive della persona. 

dal testo – Anatomia Esoterica – di Douglas Baker – Vol. I